Passione

Aforismi

Umberto Galimberti

A differenza della lussuria, della superbia, della gola, l'invidia è forse l'unico vizio che non dà piacere.
A differenza di tutti gli esseri che popolano la terra, l'uomo pensa, e ogni pensiero gli racconta la sua totale estraneità alla terra.
A promuovere la fede nel soprannaturale è di solito quella mancanza di senso che ciascuno di noi non fatica a toccare ogni giorno con mano su questa terra.
Abitiamo la tecnica irrimediabilmente e senza scelta. Questo è il nostro destino di occidentali avanzati, e coloro che, pur abitandolo, pensano ancora di rintracciare un’essenza dell’uomo al di là del condizionamento tecnico, come capita di sentire, sono semplicemente degli inconsapevoli.
Alla base dell'assunzione delle droghe, di tutte le droghe, anche del tabacco e dell'alcol, c'è da considerare se la vita offre un margine di senso sufficiente per giustificare tutta la fatica che si fa per vivere. Se questo senso non si dà, se non c'è neppure la prospettiva di poterlo reperire, se i giorni si succedono solo per distribuire insensatezza e dosi massicce di insignificanza, allora si va alla ricerca di qualche anestetico capace di renderci insensibili alla vita.
Bisogna educare i giovani a essere se stessi, assolutamente se stessi. Questa è la forza d'animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la propria ombra.
Con la tecnica gli uomini possono ottenere da sé quello che un tempo chiedevano agli dèi.
Dal sacro l'uomo tende a tenersi lontano, come sempre accade di fronte a ciò che si teme, e al tempo stesso ne è attratto come lo si può essere nei confronti dell'origine da cui un giorno ci si è emancipati.
Essendoci il nulla all'ingresso e all'uscita della nostra vita, insopprimibile sorge la domanda che chiede il senso del nostro esistere.
Filosofare, oggi, è essere fraintesi.
I bambini non nascono con la verità in tasca, ma con un mucchio di domande che sono un invito alla ricerca. Domande spesso disattese dal mondo adulto che pensa di sapere come stanno le cose, e perciò non presta attenzione alle loro domande che così restano morte e inevase, mentre potrebbero mettere in crisi le risposte che gli adulti si sono dati ai problemi della loro vita onde poter cambiare la loro visione del mondo.
I confini dell’anima non possono essere raggiunti perché l’anima è la stessa apertura dell’universo del senso. Un senso che sta prima di ogni significato.
I libri non servono per sapere ma per pensare, e pensare significa sottrarsi all'adesione acritica per aprirsi alla domanda, significa interrogare le cose al di là del loro significato abituale reso stabile dalla pigrizia dell'abitudine.
Il carattere afinalistico della tecnica, che non si muove in vista di fini ma solo di risultati che scaturiscono dalle sue procedure, abolisce qualsiasi orizzonte di senso, determinando così la fine della storia come tempo fornito di senso.
Il maschio, almeno nel suo immaginario, non è monogamico. Le sue fantasie poligamiche sono forse il retaggio culturale della pratica animale dove, salvo le eccezioni di alcune specie, la monogamia non esiste.
Il tragico è l’elemento costitutivo dell’uomo.
In Italia la lotta alla mafia non sarà mai vinta, perché la mafia non è altro che la versione truculenta del costume diffuso, dove la parentela, la conoscenza, lo scambio di favori, in una parola, la rete "familistica" ha il sopravvento sul riconoscimento dei valori personali e sui diritti di cittadinanza.
In un certo senso l'amore è uno stato di passività dove, per il tempo che siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma comodamente, la riceviamo dal riconoscimento dell'altro.
L'amore non è possesso, perché il possesso non tende al bene dell'altro, né alla lealtà verso l'altro, ma solo al mantenimento della relazione, che, lungi dal garantire la felicità, che è sempre nella ricerca e nella conoscenza di sé, la sacrifica in cambio di sicurezza.
L'amore svanisce perché nulla nel tempo rimane uguale a se stesso.
L'etica, di fronte alla tecnica, diventa pat-etica: non si è mai visto che un'impotenza sia in grado di arrestare una potenza. Il problema è: non cosa possiamo fare noi con gli strumenti tecnici che abbiamo ideato, ma che cosa la tecnica può fare di noi.
L'ipocondria è una preoccupazione immotivata per le proprie condizioni di salute, accompagnata da disturbi fisici e stati di angoscia e depressione.
L'uomo non sa di essere felice, ma si sente felice.
L'uomo è un prodotto di lotte intime e sociali, la cui soluzione provvisoria va cercata in quel dialogo infinito con gli altri, capace di allargare la sua visione del mondo, la cui angustia è la vera responsabile dell’acuirsi del dolore nell’insolubilità dei problemi.
La bellezza della vita è proprio nella sua imperscrutabilità, è nel gioco indicato dai suoi enigmi che non si concedono a facili soluzioni.
La faccia della persona matura è un atto di verità, mentre la maschera dietro cui si nasconde un volto trattato con la chirurgia è una falsificazione che lascia trasparire l'insicurezza di chi non ha il coraggio di esporsi alla vista con la propria faccia.
La fatica di leggere non può competere con la facilità di guardare, e allora, rispetto al libro, la televisione sarà il medium più amichevole perché è quello che "dà meno da fare".
La felicità non dipende tanto dal piacere, dall’amore, dalla considerazione o dall’ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé.
La filosofia nasce come istanza critica, non accettazione dell'ovvio, non rassegnazione a quello che oggi va di moda chiamare sano realismo.
La filosofia non è un “sapere”, ma un “atteggiamento”. L’atteggiamento di chi non smette di fare domande e di porre in questione tutte le risposte che sembrano definitive.
La recensione è un genere letterario da abolire perché induce al riassunto, quindi alla chiusura del libro. I libri invece vanno aperti, sfogliati, dissolti nella loro presunta unità, per offrirli a quella domanda che non chiede "che cosa dice il libro?", ma "a che cosa fa pensare questo libro?
La sessualità è un rischio dove l'individuo gioca la sua identità e la società il suo ordine.
La tecnica non è più un evento della nostra storia, ma ha già superato la soglia storica, fino a tenere nelle sue mani la possibilità stessa del proseguimento della storia.
La tecnica, sorta per liberare l’uomo dalla necessità della natura, è diventata una sorta di seconda natura dal vincolo non meno necessitante.
Noi viviamo nella pura accelerazione del tempo, scandita non dai progetti umani, ma dagli sviluppi tecnici che, consumando con crescente rapidità il presente, tolgono anche al futuro il suo significato prospettico, quindi il suo “senso”.
Perché noi occidentali crediamo nelle stelle e negli oroscopi che cadono dalle stelle e abbiamo dimenticato che i nostri gesti lenti, agili o violenti modificano le stelle, il loro equilibrio, la loro luce, il loro giro?
Sacro è parola indoeuropea che significa separato. La sacralità, quindi, non è una condizione spirituale o morale, ma una qualità che inerisce a ciò che ha relazione e contatto con potenze che l'uomo, non potendo dominare, avverte come superiori a sé.
Si fa presto a dire "amore". Ma quel che c'è sotto a questa parola lo conosce solo il diavolo.
Siamo nell'età della tecnica, dove non è possibile vivere se non al prezzo di una completa omologazione al mondo dei prodotti che ci circonda, e da cui dipendiamo come produttori e consumatori.
Siccome la tecnica è ormai la forma del mondo, per l’individuo non c’è altro modo di essere al mondo se non come funzionario della tecnica.
Tra Io e Sé il conflitto è violentissimo come lo è tra Dio e la terra.
Tramontare è l'inevitabile declinare della luce o è l'inconsapevole sottrarsi della terra alla luce? Cogliere il senso di questa domanda è decidersi per un'attesa o per una scelta.
Tramontato il principio che regolava l'etica kantiana secondo cui: "L'uomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo", oggi vediamo che non solo l'immigrato, ma ciascuno di noi ha diritto di cittadinanza non in quanto esiste, non in quanto è un uomo, ma solo in quanto "mezzo" di produzione e di profitto.